Instagram e gli stati d’animo degli utenti

Stati d'animo Facebook, Instagram

Ormai non si può più nascondere nulla ai social. Quello che facciamo è esposto al mondo intero senza troppe censure. Certo, in linea di massima ogni individuo può scegliere il livello di tale esposizione, ma fino a un certo punto. Quante volte veniamo taggati in post su Facebook (o in altri social) senza essere interpellati? E quante volte la nostra immagine compare nella foto di qualche amico (o persino di sconosciuti) senza che neanche mai lo verremo a sapere? Probabilmente più di quanto ci si possa immaginare.

Comunque tra le ultime novità, c’è quella dell’algoritmo usato da Instagram per individuare gli stati d’animo dei suoi utenti. In pratica questo algoritmo analizza le immagini pubblicate dagli utenti, esaminandone i colori, i visi e le parole chiave.

La cosa incredibile è che studi e test hanno sembrato confermarne il funzionamento e, quindi, la capacità di individuare persone depresse o a rischio depressione.

Certo, la cosa sembra assurda. E sopratutto a cosa dovrebbe servire?

Probabilmente chi si troverà nella cerchia di persone giudicate “non felici” dall’algoritmo psicoterapeuta, riceverà una segnalazione (chissà, magari tra le notifiche) di andare a farsi vedere.

Ora, ammettendo anche che la persona sia veramente depressa, mi chiedo come possa essere recepito un consiglio del genere. Neanche suggerito da un amico o un parente, bensì da un’applicazione.

Provocherebbe forse una maggiore paranoia la conferma da parte di “una macchina” (che si presume non possa sbagliare) di uno stato depressivo? Oppure proprio il fatto che il consiglio non provenga in modo diretto da un’altra persona (senza quindi implicare eventuali aspetti emotivi), sarebbe d’incentivo per considerare seriamente l’inizio di una terapia?

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